undici ottobre: episode #5

13 Ott


Da quando ho aperto questo blog ho detto poco sul mio conto.
Oltre ad essere una fissata amatoriale di musica, sono una quasi laureata in studi orientali, con un particolare interesse verso l’etnomusicologia dell’Asia.
Ora, ho la coscienza che con questa laurea ci farò ben poco, dati e considerati i tempi che corrono, e dato e considerato il fatto che il cinese si sta lentamente dileguando dalla mia memoria.
Ho però trovato un modo per rinfrescarlo: ascoltare musica in cinese! Unire l’utile al dilettevole. Dopo tutto l’inglese l’ho imparato così…
Ed è quindi da questa grandiosa idea che ha preso spunto il tema della puntata di martedì 11 ottobre di IndipendHappy su www.makemusic.it : ORIENTE vs OCCIDENTE.
In che modo i due versanti del mondo si sono influenzati a vicenda nel campo della musica contemporanea?
Nel corso della trasmissione mi sono avvalsa come al solito dell’aiuto del buon Nicola Orlandino di Sonofmarketing, che prontamente mi ha fornito un’ottima playlist sui musicisti occidentali che in qualche modo si sono fatti influenzare dal fascino asiatico.
Ma qui mi voglio invece soffermare su alcuni artisti dell’estremo Est che sembrano essersi dati da fare per produrre qualcosa di vagamente orecchiabile per le nostre orecchie ormai inglesizzate, riuscendo a non suonare come la sigla di Ken Shiro (ve la ricordate quella giapponese?).
Insomma se riusciamo ad andare oltre lo shock linguistico, qualcosa di interessante c’è. Infondo ai Sigur Ròs gliel’abbiamo data una possibilità no?
Il Giappone occupa il primo posto, se non altro perché ha esperienza nel copia-incolla da secoli ed ha dimostrato in più occasioni di saper fare come e meglio di coloro che emula.
La musica occidentale ha un vero e proprio posto nella storia del paese del sol levante. Iniziò ad avere un particolare successo dopo la restaurazione Meiji (1866-1869) ed ha anche un nome apposito: Kayōkyoku. Oggi si parla più comunemente di J-pop e J-rock su impronta per l’appunto dei generi noti qui da noi. Ovviamente non poteva che nascere anche il J-indie!
I Tenniscoats sono un duo composto da Saya e Takashi Ueno. Hanno all’attivo 8 album da 11 anni a questa parte.
Questa è “Tree Or Not To Be”, tratta dal loro album del 2005 “We Are Everyone”.

Altra artista interessante nel panorama indie-folk giapponese è Mmm (che si pronuncia Me My Mo), una cantautrice di Yokohama. In passato ha collaborato con i sopracitati Tenniscoats ed il suo primo album dal titolo “Five Till” è uscito nel 2009.
Questa è マジカル・オムニブス号 che vuol dire…boh.

Passiamo alla Cina, così almeno posso tentare una traduzione dei titoli…
In Cina la musica è sempre stata molto importante dal punto di vista rituale e spirituale, ma anche come cemento per la tradizione alla quale essa è sempre stata molto legata.
Nel XX sec. l’occidente è entrato prepotentemente nella cultura cinese e anche nella sua musica.
Dato e considerato che la loro musica è “intonata” diversamente dalla nostra, sono nate diverse forme ibride nel tentativo di conciliare la loro forma espressiva con la nostra, lì dove invece non provocò dei forti moti di ritorno al tradizionalismo.
Nella ricerca di qualcosa di interessante nel panorama contemporaneo, quello che ho notato è che per quanto si tenti di avvicinarsi ai gusti occidentali, resta pur sempre, nella musica cinese, un senso tutto orientale di delicatezza ed intimismo, soprattutto nei toni vocali, sempre così flebili e leggeri, frutto di una lingua tonale, così lontana dalla nostra modalità espressiva.
來吧! 焙焙! (Come on! Bay Bay!) è un duo cinese composto da fratello e sorella, pluripremiati e parecchio seguiti nel loro paese. Questo pezzo si intitola “一起加油吧” che vuol dire “facciamo un altro sforzo insieme”.

La morbida e melodica voce di 顆粒 (Ke Li), la cantante dei Carrchy (卡奇社) rende al meglio la sensazione di cui ho parlato poco sopra. Anche qui parliamo di un duo, la loro musica vuole essere un incontro tra le sonorità tradizionali cinesi e quelle elettroniche tipicamente più moderne. Il risultato è molto piacevole all’ascolto.
Questa è “日光傾城” (il sole illumina tutta la città).

Il pop occidentale entrò a far parte della cultura della Corea a partire dagli anni ’40-’50 con un genere chiamato Teuroteu. Negli anni ’70 fu la volta del chitarra tong, ispirato al folk americano. Negli anni ’80 nacque un genere rock socialmente impegnato chiamato Norae Undong e negli anni ’90 prese il via il K-pop, che traeva ispirazione per lo più dal panorama hip-hop e R’n’B.
Ovviamente negli anni 00 anche i coreani si sono inventati il K-indie.
Neon Bunny ha pubblicato il suo primo album “Seoulight” a marzo di quest’anno ed il singolo estratto è “Come a Little Closer“.

E questa era una piccola panoramica per chi fosse interessato a verificare se in Asia fanno altro a parte le colonne sonore per la Square Soft.
Chi avesse voglia di dare un’occhiata alla scaletta completa della puntata di IndipendHappy può farlo qui e qui!

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